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Dai motori di ricerca alle App. Fine dell’era di Google?

Brutte notizie per Google. Questa volta non c’entrano i problemi in borsa. Il mese scorso si è verificato qualcosa di importante a cui in pochi hanno prestato attenzione. Le persone hanno effettuato meno ricerche su internet, e questo non era mai successo prima. Certo gli utenti continueranno a cercare sul web e gli inserzionisti continueranno a spendere miliardi di dollari per gli annunci, ma questo comportamento sarà sempre meno dominante nell´economia di Internet di quanto non sia stato negli ultimi dieci anni.
 
Secondo uno studio effettuato da Ben Schachter di Macquarie Securities e riportato da Business Insider, le ricerche sono diminuite del 4 per cento: è il primo calo in volume dal 2006. I tassi di crescita sono in decelerazione soprattutto rispetto al recente picco di febbraio che ha registrato una crescita del 14 per cento (per i due anni precedenti, i tassi di crescita sono stati sostanzialmente stabili)
Ma un calo del genere era stato previsto perfino da Steve Jobs. C’era da aspettarselo che la gente si sarebbe prima o poi spostata dall’ utilizzo dei siti web a quello delle applicazioni mobili.
 
Tutto ciò è terribile per Yahoo, i cui profitti dipendono per la maggior parte dalle ricerche sul web. È fantastico per Apple, che non ha un interesse nel settore e per player come Amazon, Yelp, e eBay, che gestiscono tipi specializzati di ricerche commerciali che funzionano bene se usate su applicazioni mobili. Twitter continuerà a godere della sua esclusiva capacità di fornire contenuti tempestivi che non compaiono nelle ricerche tradizionali. E Facebook, che ammette di non essersi presa la briga di portare avanti la possibilità di ricerca, potrebbe ancora fare qualcosa di interessante. Oppure rendersi conto in ultima analisi, che si tratta di un business in declino.
 
Certo la situazione di Google in fondo non è così catastrofica, nonostante la maggior parte della sua attività sia costruita intorno alla ricerca. Ma con il suo ecosistema mobile Android, è posizionata in modo da catturare i consumatori nel passaggio dalla ricerca sul Web all’utilizzo delle applicazioni. A ciò vanno aggiunti YouTube e Google, che hanno forti potenzialità che non dipendono dalla ricerca.
Apple si sta impossessando però della maggior parte dei profitti nel settore smartphone, lasciando Google e la sua controllata Motorola in una posizione di debolezza. E Amazon, l´azienda che un tempo temeva Google, – si sta facendo di soppiatto una posizione nell’e-commerce, settore dove Google fa la maggior parte del suo denaro.
 
Ma a remargli contro sono soprattutto altri.
Attraverso il New York Times, la Federal Trade Commission ha lanciato una sorta di ultimatum al motore di ricerca, che però non avrà moltissimo tempo per mettersi in regola seriamente. Anche l’Unione Europea ha rimproveri simili per l’azienda di Mountain View, che deve difendersi dalle accuse di sfruttamento illecito di posizione dominante, come denunciato dal commissario europeo alla Concorrenza, Joaquín Almunia. A tutto questo si aggiunge una lettera dei Garanti Ue che non hanno ritenuto le nuove regole sulla privacy decise da Google adeguate a tutelare gli utenti europei.

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